Acronimo di Radio Frequency Identification, RFId è il termine comunemente usato per indicare delle etichette intelligenti, dotate di un microchip con memoria non volatile, capaci di rispondere ad interrogazioni comandate da strumenti elettronici detti Reader.

 In effetti, per parlare di RFId e’ utile parlare degli elementi che compongono un sistema RFid, ovvero di Reader e di Transponder (comunemente detti Tag). I reader sono strumenti elettronici che, generalmente connessi ad un personal computer, interrogano le etichette intelligenti, ovvero i transponder, chiedendo loro i dati contenuti nella propria memoria (figura 1). Senza entrare nei dettagli, il Transponder sfrutta un principio fisico detto Back Scattering per rispondere al reader.

Figura 1: schema di un colloquio tra reader e transponder

 

 

 

I Transponder sono costruiti da due elementi fondamentali: una piccola antenna metallica ed un microchip connesso all’antenna; il tutto saldamente ancorato ad un supporto adesivo trasparente o, in generale, su un supporto plastico. Tale accoppiamento prende in nome di Inlay.

Come tutti i dispositivi elettronici (dal personal computer al telefonino) i transponder necessitano di alimentazione elettrica per accendersi: da qui una prima grossa distinzione tra RFId: passivi ed attivi. Il transponder detto passivo non possiede nessuna batteria per accendersi ma viene acceso direttamente dal campo elettromagnetico generato dal reader che lo interroga. Al contrario, il transponder detto attivo possiede una batteria che permette al microchip di alimentarsi: il microchip è solitamente in uno stato di inattività, che si trasforma in accensione quando immerso nel campo elettromagnetico generato dal reader.

Diciamo subito che i tag attivi sono più performanti, in termini di distanza di lettura, mentre quelli passivi sono più economici.

 

 

 

Le richieste che un reader può fare ad un transponder dipendono dal protocollo e dallo standard implementato. In generale, un reader può leggere celle di memoria e scrivere celle di memoria; operazioni più particolari sono l’impostazione di password di accesso alla memoria, la possibilità di bloccare banchi di memoria da una riscrittura involontaria e addirittura la possibilità di “uccidere” il tag.

Limitazioni sulle operazioni dette sono da ricercarsi in particolari standard (che implementano o non implementano determinati comandi) o in particolari chip di memoria utilizzati per costituire i transponder. I maggiori costruttori di chip RFId sono STMicroelectronics, Impinj, Texas Instrument, NXP (Philips) e altri. Produttori di inlay adesivi e non sono Avery Dennison, UPM Raflatac e altri.

Conclusioni

RFId è un approccio innovativo per l’identificazione automatica dei prodotti. Sono etichette “intelligenti”, equipaggiate con una certa memoria non volatile, capaci di rispondere a stimoli esterni forniti da strumenti detti Reader.