Dopo l’etichetta che dialoga con lo smartphone del consumatore che già è stata presentata al Cibus di Parma nello stand della “Agnellini Valentino”, azienda leader del mercato italiano per il confezionamento e la commercializzazione di frutta secca che ha realizzato questo progetto RFID con la Novarex, ecco che ora arriva la sperimentazione per la tutela della qualità del vino veneto.

Lo ha annunciato il Vicepresidente della Giunta Regionale e assessore all’agricoltura, Franco Manzato, in occasione del recentissimo lancio nazionale della nuova Asolo Docg Prosecco superiore, marchio di garanzia per una produzione d’elite dei colli asolani.

“Un microchip verrà applicato alle bottiglie di vino – ha spiegato l’assessore Manzato – ed avvicinando il cellulare alla bottiglia si otterranno tutta una serie di informazioni sul territorio di produzione, sul singolo produttore e su quello specifico prodotto. Penso sia un modo straordinario per comunicare le nostre eccellenze. E’ un sistema che stiamo testando e che spero presto potremmo lanciare in Veneto”. A rendere così speciale questa qualità del vino veneto è la peculiare tipologia dei terreni e la particolare esposizione delle colline asolane: i vini così prodotti si sono sempre distinti per la loro struttura. “Abbiamo voluto – ha sottolineato Diamante Luling Buschetti, Presidente del Consorzio Tutela dell’Asolo Docg Prosecco – evidenziare questa importante connotazione anche nel nostro disciplinare. Il marchio di qualità superiore lega sempre più il prodotto al territorio d’origine, promuovendo così la conoscenza delle bellezze naturali e storico-artistiche della zona,  a cominciare dalla città di Asolo e ai tesori architettonici del Palladio e del Canova.”

Il disciplinare impone, a chi vuole produrre l’Asolo Prosecco Superiore DOCG, una resa delle vigne più bassa in quanto la produzione massima ammessa è di 120 quintali di uva per ettaro. Il vino per essere certificato deve avere un estratto secco di almeno 16 grammi per litro, indice di un vino bianco che ha una struttura e una maggiore longevità. Sono inoltre previste regole ferree anche per gli stessi vigneti: i nuovi impianti dovranno avere almeno 3000 piante per ettaro per garantire una maggiore qualità delle uve. È assolutamente evidente che norme così vincolanti merita la massima garanzia e solo l’elettronica applicata al sistema di etichettatura può rappresentare una garanzia piena per il consumatore e per gli stessi produttori. Non resta quindi da sperare che la sperimentazione annunciata dell’Assessore Manzato parta al più presto, coinvolgendo i produttori stessi.