Un sistema RFID ormai sappiamo essere composto da dispositivi quali tag, antenna, reader e pc.
In questo articolo daremo una linea guida da seguire per la scelta del tag migliore in funzione del proprio caso applicativo.

Il tag è l’elemento che permette di identificare un oggetto secondo le peculiarità della tecnologia RFID di riferimento (HF, UHF, LF). I transponder possono essere acquistati dai cataloghi dei tanti produttori presenti sul mercato, oppure, in casi molto particolareggiati, possono essere progettati e realizzati su misura.

La scelta del tag migliore per il proprio caso applicativo è una fase che può richiedere molto tempo, nonostante oggi sia più semplice farlo di ieri. Questa semplificazione è derivata dall’evoluzione che la tecnologia ha subito negli ultimi anni.
Di seguito espliciteremo, attraverso 5 quesiti, le considerazioni più importanti da fare durante la selezione del transponder (tag selection) da implementare nel proprio sistema di tracciabilità.

Cosa dobbiamo “taggare”?
Questa è la prima domanda da porsi al momento di iniziare una tag selection, in quanto ormai sappiamo come l’RFID fatichi a funzionare se del metallo o dei liquidi compongono il nostro prodotto da tracciare. Lo sviluppo ottenuto in questi anni dalla tecnologia a radio frequenze, ha portato i costruttori di transponder a specializzare i propri prodotti in funzione dell’utilizzo finale. Nei datasheets dei produttori vengono sempre indicati i campi di applicazione consigliati.
Come accoppiamo il prodotto da tracciare con l’elemento tag?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo innanzitutto conoscere il percorso che l’oggetto tracciato deve compiere e l’ambiente in cui opererà, così da capire immediatamente se necessitiamo di un sistema di fissaggio removibile o meno. I tag possono essere accoppiati all’oggetto da tracciare in diversi modi, la cosa fondamentale è non rovinare i componenti interni al transponder durante il fissaggio. I sistemi di accoppiamento fissi e non removibili più utilizzati sono tipicamente collanti adesivi, rivetti e viti; quelli removibili sono ganci, occhielli e sistemi di bloccaggio smontabili. Solitamente nei datasheets vengono sempre indicati i sistemi di fissaggio consigliati.
In che ambiente opererà il tag?
L’ambiente, dove opererà il nostro tag, è una variabile fondamentale per la scelta del prodotto migliore. La prima caratteristica, diretta conseguenza del campo applicativo, è la dimensione. Pensiamo per esempio di dover tracciare un container, l’ambiente operativo richiede tag di dimensioni notevolmente superiori rispetto a quelle di uno utilizzato per controllo accessi o per gestire il magazzino di un ospedale. Il fatto che l’ambiente sia più o meno estremo (agenti atmosferici, umidità, ambienti sporchi, olii…) richiederà l’utilizzo di collanti particolari, piuttosto che l’utilizzo di rivetti. L’ambiente è caratterizzato anche da una sua temperatura, quindi sarà necessario approvvigionarsi di un dispositivo resistente. Pensiamo a un applicazione in un’acciaieria e una all’interno di un negozio di abbigliamento, utilizzeremo ovviamente tag diversi con sistemi di fissaggio diversi e con caratteristiche proprie diverse.
Come “battezzo” i tag?
Questa potrebbe sembrare una domanda stupida, ma non lo è. I tag hanno memorie di diverse dimensioni, ma sostanzialmente all’interno di essa si usa inserire solo la matricola dell’oggetto, oppure utilizzare il suo identificativo univoco per associarlo a livello di database alla matricola. Solitamente per chi necessita di pochi tag è più conveniente utilizzare quelli già serializzati o già nominati; se le quantità sono elevate e se si usano etichette label, è meglio utilizzare una stampante con modulo RFID. L’altro metodo per battezzare a sistema il nostro oggetto è utilizzare una stazione di lettura/scrittura, quindi attraverso un reader e un antenna intercetteremo il tag e lo nomineremo secondo le necessità.
Quanto costa il tag?
Il costo è un fattore decisivo. I tag hanno un valore che va dai 10 centesimi di euro fino ad arrivare a 60-70 dollari ognuno. Ovviamente più è costoso e più è particolareggiato. Per esempio le etichette utilizzate tipicamente nelle applicazioni retail hanno raggiunto costi veramente bassi, mentre se necessitiamo di un tag che sia resistente a temperature e che magari lavori anche su metalli, dovremo mettere a preventivo di avere un esborso superiore per ogni transponder. Ovviamente questi sono soggetti a economie di scala, quindi va da sé che il loro costo unitario scenderà via via che le quantità acquistate aumenteranno.
Ora sappiamo cosa dobbiamo chiederci per scegliere un tag.
C’è però da dire che queste linee guida non sempre riescono a chiarirci quale è il migliore dispositivo in modo assoluto, spesso ci troviamo ad avere identificato più dispositivi che teoricamente sono affini alle nostre necessità. Quindi come ultima fase della nostra tag selection c’è la prova sul campo. Questa resta la prova fondamentale da eseguire prima di avviare il sistema di tracciabilità. Risparmiare sui test pratici, può portare ad avere problematiche successivamente e un ulteriore esborso economico non messo a budget.