Abbiamo numerose volte parlato dell’RFId come elemento dotato di memoria non volatile, spesso passivo, ovvero senza alimentazione propria, capace di comunicare con apparecchiature elettroniche dette reader. Ciò che un reader può fare è sostanzialmente leggere o scrivere celle di memoria.

Non vogliamo smentire quanto sostenuto fino ad ora ma, immaginiamo di avere un tag dotato di una batteria propria. Questo tag è autosufficiente, ovvero non ha bisogno della presenza di un reader per alimentarsi, e se fossimo in grado di collegarlo, ad esempio, ad un sensore di luce, potremmo chiedergli di raccogliere informazioni sulla quantità di luce a cui viene esposto.
Non si tratta di immaginazione: tali strumenti esistono e si stanno diffondendo moltissimo. Vengono comunemente chiamati Data Logger e sono particolari RFId semi-passivi dotati quindi di una batteria per la propria alimentazione, di un sensore (che può essere di luce, di temperatura o di pressione, ecc…), di un Real Time Clock e di una memoria piuttosto capiente per contenere le letture. Lo schema di principio di un data logger è presentato nella figura seguente.

NVM: Non Volatile Memory (FLASH)
SENS: Sensore
RF: Interfaccia in radiofrequenza
CTRL: Controller di sistema
BATT: Batteria
I logger vengono attivati tramite comandi RF e svolgono la funzione di registrare la grandezza misurata dal sensore, a tempi determinati e programmabili e con vincoli operativi quali possono essere registrazione continua o solo per fuori soglia.
Il funzionamento di un data logger è garantito dalla batteria, la cui funzione è quella di alimentare i circuiti di controllo, il RTC ed il sensore. Il lato RF del dispositivo è solitamente semi-passivo, ovvero usa la carica della batteria solamente in presenza del campo elettromagnetico di un reader, che quindi lo “attiva”. Il consumo, in termini di potenza, di un data logger è minimo per garantire la maggior durata nel tempo del dispositivo.

I dati archiviati nella memoria del logger (solitamente timestamp e valore) vengono riletti sempre tramite l’interfaccia RF del dispositivo, impartendo dei comandi di lettura secondo gli standard RFId a cui il dispositivo è vincolato. L’interfaccia può essere UHF o HF, in base al costruttore.
Conclusioni
Con RFID non si indica più solamente un dispositivo in grado di colloquiare con un reader ma anche un particolare misuratore di grandezze fisiche, capace di seguire, ad esempio, la catena del freddo di prodotti alimentari freschi o farmaceutici. Il tutto in poco spazio.